La Plicometria è un sistema di misurazione che, grazie a uno strumento denominato plicometro, consente di ottenere indicazioni sulla percentuale di grasso corporeo; questa percentuale viene ricavata tramite la misurazione dello spessore delle cosiddette pliche cutanee (ovvero l’espressione del pannicolo adiposo presente sotto la cute) in determinati siti corporei; la misurazione delle pliche cutanee consente di conoscere la densità corporea; da questa si può ricavare la massa grassa e per differenza dal peso saremo in grado di ottenere il dato della massa magra.
Com’è certamente noto esistono molte metodiche per la misurazione della massa corporea, ma la maggioranza di esse richiede l’utilizzo di apparecchiature complesse, costose e di scarsa praticità.
La plicometria invece, così come l’impedenziometria, è una tecnica semplice, indolore e non invasiva; il vantaggio sostanziale è rappresentato dalla veridicità del risultato.
Il plicometro è un piccolo strumento ideato da Tanner e Whitehouse simile a un calibro utilizzato in ambito dietologico e sportivo; esso è costituito sostanzialmente da una pinza che aderisce alle pliche sottocutanee e da una ghiera graduata che serve a misurare la distanza fra le punte. È molto importante che lo strumento sia accuratamente tarato affinché venga esercitata una pressione costante di 10 g/mm2; una pressione diversa può introdurre errori nel rilevamento.
La misurazione avviene prendendo tra indice e pollice la plica sottocutanea circa un cm al di sopra del sito di misura (facendo in modo di escludere i muscoli sottostanti) e applicando il plicometro; la misurazione risultante deve essere letta molto velocemente (possibilmente entro tre secondi) per far sì che non vi sia una compressione eccessiva del tessuto (si potrebbero falsare i risultati). A seconda delle metodiche scelte si userà un numero diverso di pliche.
La plicometria permette di dare una valutazione precisa dello stato nutrizionale e della distribuzione del tessuto adiposo.
I siti del corpo nei quali viene effettuata la misurazione sono diversi a seconda del metodo di calcolo che viene utilizzato, del sesso, dell’età e anche della razza.
La misurazione delle pliche sottocutanee, secondo le linee guida, deve essere effettuata due volte; si devono però attendere almeno un paio di minuti per consentire alla plica cutanea di tornare al suo stato naturale; una volta terminata la seconda misurazione si farà la media. Nel caso in cui le due misurazioni varino tra loro più del 10% occorre effettuare una terza misurazione.
La lettura deve essere effettuata al massimo entro tre secondi (meglio due) e deve essere effettuata, per convenzione, sul lato sinistro del corpo (a meno che non vi siano ragioni che impediscano la rilevazione in questo lato; alcuni operatori poi effettuano le misurazioni in entrambi i lati).
La plicometria è sconsigliata per i sovrappeso over 40; il motivo è che la percentuale di grasso viscerale di tali soggetti non è trascurabile; tale grasso non è misurabile con il plicometro. Per questa categoria di soggetti è necessario ricorrere a metodi bioimpendenziometrici.
Le misurazioni delle pliche cutanee vengono effettuate utilizzando diversi tipi di equazioni. I metodi più noti sono quelli che utilizzano le equazioni di Jackson-Pollock, probabilmente la più utilizzata in assoluto, può essere usata con due diversi tipi di equazione, una con 7 punti di rilevamento (i cosiddetti punti di repere) e una con 3; Durnin-Womersley utilizza 4 pliche e Katch-McArdle utilizza soltanto due pliche.
Nonostante sia utilizzabile soprattutto in individui giovani, la plicometria è una metodica che presenta una certa affidabilità nella misurazione delle variazioni del rapporto esistente fra massa grassa e massa magra di uno stesso soggetto.
Inoltre la semplicità di esecuzione la fanno preferire ad altre metodiche.
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