2022
Settembre 2011, Yako orfanotrofio in Burkina Faso. Eccomi in Africa con Assunta la mia collega ed altri nove compagni di viaggio.
Sono un pò preoccupata per ciò che abbiamo deciso di fare e cioè valutare lo stato clinico e nutrizionale dei 30 bambini dell’orfanotrofio, ma sono convinta che anche una goccia nel deserto ha un senso soprattutto quando sai che nascere da una parte o dall’altra del mondo é solo questione di fortuna.
Organizziamo un ambulatorio da campo e ci troviamo subito di fronte ad una situazione di malnutrizione importante.
Bambini con pancioni enormi ed occhi tristissimi. Che disastro anche emotivo!!! Che si fa a questo punto? Decidiamo di organizzare, prima della nostra partenza per i piccoli più fragili dell’orfanotrofio, un programma di rialimentazione con la minisola (farina di miglio , soia ed arachidi).
Ma andiamo anche nell’ospedale Saint Camille presso l’ambulatorio pediatrico dove grazie all’ospitalità delle suore infermiere visitiamo i piccoli pazienti.
Ed ogni volta ci si stringe il cuore di fronte a questi bimbi ed ai problemi di povertà. La cosa che mi colpisce profondamente e che la salute dei neonati sembra essere caduta nel dimenticatoio: sono i bambini perduti dell’Africa, infatti la mortalità è altissima nell’Africa subsahariana che è la regione più pericolosa al mondo in cui nascere: milioni di bambini non sopravvivono più di 28 giorni.
Mi si stringe il cuore pensando che questo popolo combatte una guerra quotidiana continua contro la fame e per la sopravvivenza, una guerra silenziosa che non finisce sotto i riflettori perché non fa rumore.
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